giovedì 17 aprile 2014

I boskettari visti dall'alto, troppo in alto

Bucarest, 1989: muore il dittatore, cade il comunismo, viva la libertà.

Bucarest, 2014: continua la sfiducia, continuano i problemi, continua la libertà.

In mezzo:
la transizione post-comunista è un periodo difficile da inquadrare, da comprendere. Tuttavia, è estremamente interessante, perchè secondo me è da qui che si rendono evidenti le contraddizioni di Bucarest, della Romania e di una politica economica ideata nel nome della libertà per tutti.
La transizione dopo gli anni del regime è stata caratterizzata da molte speranze, e le speranze ci sono anche adesso, e si vedono, nei comportamenti e nelle righe dei loro pensieri, dei pensieri della gente; ma sono state speranze troncate fin dall'inzio del giorno nuovo, qualche giorno dopo la morte del dittatore, in cui si insediarono al governo della Romania coloro che all'interno del regime avevano incarichi estremamente importanti.
Dopo il 1989 il paese ha dovuto affrontare il problema dei "ragazzi di strada", cioè senza famiglia, dei "piccoli vagabondi" soprattutto a causa delle politiche di un regime che dava sussidi alle famiglie in base a quanti più figli avesserp, e che vietava la contraccezione per governare un popolo, il quale sarebbe stato, nella pazzia dittatoriale, "numeroso e potente".
Dopo il 1989 il fenomeno è esploso con la chiusura degli istituti specializzati del regime, con l'introduzione dei principali elementi della ristrutturazione economica (privatizzazioni, liberalizzazioni monetaria e dei salari, aumento degli investimenti stranieri) che hanno aumentato il costo della vita, e con la riduzione di politiche sociali e di sussidi (famigliari, per disoccupati, assistenza sociale, pensioni, situazione sanitaria). Immaginiamo, quindi, l'entità crescente delle disuguaglianze sociali (5 volte rispetto al numero di famiglie povere nel 1989). Ed è proprio questa condizione di miseria, ora tutta a carico delle famiglie, ha causato una situazione di estrema precarietà, soprattutto nelle dinamiche parentali e genitoriali.

E questa è una socio-storia dei nostri ragazzi. Alcuni scappati da una famiglia incapace di prestare loro i dovuti amore e assistenza, altri ragazzi abbandonati da famiglie in partenza per paesi stranieri. Altri, invece, abitavano semplicemente in via della Desolazione.
Alcuni, quindi, hanno scelto...ma veramente hanno scelto? Sì, alcuni hanno pensato di scegliere "una nuova vita". In verità vedevano la strada come un mondo di libertà, che ben presto ha reso loro la vita impossibile, come animali, senza che se ne rendessero conto.

I bambini randagi, si chiamano. Li chiamano "boskettari".